"Image all the people living life in peace" (J. Lennon)
Negli Stati Uniti il fenomeno pittorico più appariscente del Neoespressionismo, importato dall'Europa, fu quello del Graffitismo. Ci troviamo negli anni Sessanta ed era in voga, soprattutto nei quartieri poveri di New York, ricoprire i vagoni delle metropolitane di disegni realizzati a bombing, ovvero con bombolette di colore spray, solitamente ispirati ai fumetti, o ridotti a firme personali (logos) oppure a sigle sintetiche che riportavano il credo dell'autore (tags). Gli autori erano di solito ragazzi molto giovani che si dividevano in bande, spesso in competizione tra loro.
All'inizio degli anni Ottanta alcuni disegnatori si fecero notare dai galleristi che li lanciarono come pittori del momento.
Ma la loro immissione in un circuito commerciale causò la perdita della spontaneità nel loro gesto creativo.
Gli unici a rimanere a galla furono quelli che avevano avuto una formazione artistica.
Il personaggio più noto tra questi, è senza dubbio, Keith Haring.
Keith Haring (1958-1990) è stato un pittore e un writer statunitense, i suoi lavori hanno rappresentato la cultura di strada della New York degli anni '80. I suoi temi ricorrenti erano un bambino radiante, donne incinte, personaggi con teste di cane come nei dipinti murali egizi, televisori che camminano e segni decorativi atti a riempire ogni spazio possibile: il vuoto non era contemplato.
Eseguiva la sua arte su qualsiasi genere di supporto e tessuto urbano con la massima scioltezza, adoperando la bombola spray o un pennarello.
Il suo segno traduceva con colori vivaci i ritmi e i temi della musica rap: libertà di movimento, di pensiero, di atteggiamento, possibilità di inventarsi un testo al momento.
Nell'esecuzione di Tuttomondo (Giugno 1989), Haring ha utilizzato una parete esterna della chiesa di Sant'Antonio Abate a Pisa, riempendo di significato ciò che prima era vuoto.
Quest'opera è l'ultima opera pubblica dell'artista ed anche l'unica pensata per essere permanente. Il grande murale realizzato in una settimana, è nato dall’incontro tra l’artista e uno studente pisano a New York. Invitato a Pisa nel 1989, Haring rimase fortemente impressionato dalla vitalità e dai colori cittadini, soprattutto dalle tonalità pastello del quartiere di Sant’Antonio – uno dei più colpiti dalla guerra – tanto da voler realizzare un’opera diventata poi il simbolo della rinascita di Pisa negli anni ’90. Ai suoi temi ricorrenti ha aggiunto angeli, cuori, delfini; le figure sono ridotte a un segno arcaico, prelinguistico ma legato ai fumetti e ai cartoni animati.
Risalta all'occhio l'incessante contaminazione delle figure, una metamorfosi che accomuna il mondo naturale e quello artificiale, la realtà concreta e quella vista nei media. Ogni figura è delineata da un'incisiva linea nera, atta a contenere il sangue, la linfa vitale, ossia il colore che senza il contorno scapperebbe via e i personaggi perderebbero la loro energia. Ogni figura contiene un messaggio di pace, gli animali antropomorfizzati, sono il simbolo della cura dell’uomo per la natura: l'uccello è il simbolo della libertà, il delfino dell'acqua, la scimmia dell'istinto e il cane della fedeltà.
Le 3 razze del mondo, una dentro l’altra mentre tengono in mano un cuore, attaccate dal serpente che rappresenta il male e protette da forbici umanizzate simboleggiano l’uomo che salva il suo simile dal razzismo. Una donna con in braccio un bambino è il simbolo della maternità, del generare una nuova vita, dell'amore incondizionato.
Il televisore rappresenta un elemento positivo di apertura verso il mondo, se ben utilizzato.
Trenta figure, concatenate e incastrate tra loro, opera ispirata e dedicata alla pace universale.
L'artista era consapevole del carisma che esercitava sui giovani, così dopo essere risultato positivo al test dell'AIDS e fino alla sua morte, diede al suo lavoro un nuovo scopo. Haring raccolse intorno a sé ragazzini che gli facevano da assistenti e che trasformavano il dipingere in un atto di impegno sociale. Credo che il modo migliore per concludere sia citare un suo pensiero:
« Mi è sempre più chiaro che l'arte non è un'attività elitaria riservata all'apprezzamento di pochi. L'arte è per tutti, e questo è il fine a cui voglio lavorare. »